Storia del gioco delle bocce

Le prime tracce del gioco delle bocce si ha nella città neolitica di Catal Huyuk, in Turchia. Probabilmente rappresentano la più antica testimonianza del gioco delle bocce e sono datate al 7000 a.C. . Si tratta del rinvenimento di alcune sfere in pietra che mostrano chiaramente i segni di rotolamento su un terreno accidentato. In Egitto, oggetti simili ma più finemente lavorati, furono rinvenuti nella tomba di un fanciullo risalente al 3500 a.C.

Le prime tracce del gioco delle bocce si ha nella città neolitica di Catal Huyuk, in Turchia. Probabilmente rappresentano la più antica testimonianza del gioco delle bocce e sono datate al 7000 a.C. . Si tratta del rinvenimento di alcune sfere in pietra che mostrano chiaramente i segni di rotolamento su un terreno accidentato. In Egitto, oggetti simili ma più finemente lavorati, furono rinvenuti nella tomba di un fanciullo risalente al 3500 a.C.

Anche i Greci e i Romani giocavano a bocce.
Uno dei primi documenti scritti che citano questo gioco è quello del medico greco Ippocrate (460-377 a.C.). Egli lo elogia e lo consiglia ritenendolo un’attività molto salutare.

Il salto di qualità delle bocce è comunque merito dei Romani che adottarono, per primi, sfere di legno. Per Publio Ovidio Nasone era il divertimento preferito durante l’esilio sul Mar Nero. Vi si dilettò l’imperatore Augusto, usando bocce di radica d’ulivo. Ponzio Pilato ed anche Claudio Galeno, lo consigliò a giovani e vecchi.

Le legioni romane fecero conoscere il gioco in Gallia ed in Britannia dove, in seguito, ebbe uno sviluppo enorme.

Nel Medioevo questo gioco divenne una vera e propria mania. Si giocava per le strade, sulle piazze, nei castelli. Le bocce affascinarono tutti, nobili e plebe. Non furono disdegnate dagli ecclesiastici e dalle gentildonne. Nel 1299, a Southampton (la romana Clausentum), in Inghilterra, nacque quello che possiamo considerare il primo club boccistico: l’Old Bowling Green.

Ma l’esagerata pratica del gioco diede fastidio ai potenti. Il lavoro trascurato, le scommesse e a volte, le furibonde liti, provocarono i primi divieti che accompagnarono il gioco delle bocce per lunghi secoli. Tra i più inflessibili a stroncare un gioco che “… storna il popolo da esercizi più convenienti alla difesa del reame…”, troviamo il francese Carlo IV il Bello (editto del 1319), Edoardo III d’Inghilterra (1339), Carlo V il Saggio (1369 in Francia) e i re inglesi Riccardo II (1388), Enrico IV (1401) ed Enrico VIII (1511).
Ma c’era, seppure timida, anche qualche voce a favore. Alla fine del ‘400 i medici dell’Università di Montpellier, in Francia, erano convinti che questo gioco fosse un eccezionale toccasana contro i reumatismi.

Di buon occhio le bocce furono viste anche dall’umanista olandese Erasmo da Rotterdam, che le chiamava “ludus globorum missilium”. Dal teologo tedesco Martin Lutero e da Calvino, che ne era anche un accanito giocatore.

Lo scrittore Rabelais nel 1532 ci raccontò come Gargantua praticasse questo gioco per digerire. Bruegel il Vecchio le immortalò nel suo famoso dipinto Giochi di fanciulli (1559) esposto alla Pinacoteca Nazionale di Vienna. Sir Francis Drake ne fu un vero patito.

Nel 1588, avvertito dell’arrivo della flotta spagnola, la famosa “Invincible Armada”, continuò tranquillamente a giocare a bocce sulle banchine del porto di Plymouth deciso, prima di salpare a difendere l’Inghilterra, a terminare un’incertissima partita con il suo nostromo.

Del gioco delle bocce parla anche William Shakespeare nel suo Riccardo II (1595). Il gioco, però, continuò a preoccupare le autorità. Nel 1576 i Dogi di Venezia ne furono addirittura terrorizzati ed emisero un pesantissimo editto contro “… il pericolo grande delle balle…”. Ma erano praticamente gli ultimi anatemi contro un gioco che, oramai, si era diffuso in quasi tutta l’Europa occidentale. Infatti, verso la fine del Seicento, Carlo II d’Inghilterra lo legalizzò e, addirittura, fece predisporre una specie di regolamento.

Nel 1753, a Bologna, uscì un volumetto, il “Gioco delle bocchie” di Raffaele Bisteghi, che ufficializzò questo gioco diffusissimo e, pur con innumerevoli varianti, anche regolamentato.

Il 1° maggio 1873 sorse a Torino la prima società d’Italia che assunse la curiosa denominazione di Cricca Bocciofila. Fu il primo passo, il primo mattone della futura organizzazione nazionale. Nel 1897 un gruppetto di società bocciofile piemontesi si riunì a Rivoli e decise di fondare un organismo di coordinamento dell’attività sul territorio. Così, il 1° maggio 1898 a Torino, in occasione dell’Esposizione Internazionale, nacque l’Unione Bocciofila Piemontese. Fu praticamente la prima federazione da cui iniziò la fase moderna del gioco delle bocce.

Le bocce nel 1900

I progressi furono immediati. Nel 1904 fu predisposto il primo regolamento tecnico di gioco ufficiale. L’attività era ancora svolta unicamente all’aperto, su campi non delimitati, con bocce di legno. In Francia nacque la boccia “chiodata”, l’antenata di quella metallica.

Nel 1919 nacque l’UBI, Unione Bocciofila Italiana, l’erede di quella piemontese. Il nuovo organismo, con sede a Torino, era guidato dall’avvocato Massimo Cappa.

Il 1924 fu un’altra data storica. Per la prima volta, con una presenza dimostrativa, le bocce approdarono alle Olimpiadi. I giochi si svolsero a Parigi dove, in contemporanea, si giocò un torneo tra squadre italiane, francesi e monegasche.

Nel 1926 il CONI riconobbe l’UBI. Fu un importante traguardo per le bocce che si videro equiparate alle altre discipline sportive. Ma l’euforia durò poco.

Nel 1929 un decreto ministeriale trasferì le bocce dal CONI all’OND, l’Opera Nazionale Dopolavoro, ritenendole un’attività ricreativa. Pur declassate, le bocce trovarono però una vera e sostanziale unificazione sul territorio nazionale e nacque una capillare organizzazione periferica. Inoltre fu adottato un unico regolamento tecnico di gioco in tutta Italia.

Nel 1929 ci fu l’importante salto di qualità con la nascita della boccia “sintetica”, una sfera impastata con segatura e colla.

Nel 1945, caduto il fascismo, si sciolse anche l’OND le cui funzioni passarono all’ENAL, Ente Nazionale Assistenza Lavoratori.
Durante il dopoguerra il gioco delle bocce ebbe una vita molto travagliata. Nacquero molteplici federazioni che, soltanto nel 1948, trovarono un accordo e diedero vita all’UFIB “Unione Federazioni Italiane Bocce”.
Essa raggruppava i due principali sistemi di gioco praticati in Italia. La “raffa” diffusa praticamente su tutto il territorio nazionale e che considerava anche l’aspetto ricreativo del gioco. Il “volo” che, saldamente radicato in Piemonte e Liguria, puntava soprattutto sull’aspetto agonistico.
La sede centrale della Federazione fu fissata a Genova e i due sistemi di gioco furono coordinati da due sezioni. La SeReNa “Sezione Regolamento Nazionale” per il gioco di raffa, con sede a Milano. E la SeReInt “Sezione Regolamento Internazionale”, anche questa con sede a Genova, che gestiva il gioco di volo.

Nel 1946 nacque la Federazione internazionale del volo, nel 1950 quella della raffa.

Nel 1979 tutti i bocciofili d’Italia videro premiata la loro volontà di unirsi sotto un’unica sigla: l’UBI. Essa ottenne l’immediato riconoscimento del CONI. Nel 1985 nacque la Confederazione mondiale che ottenne, l’anno seguente, il riconoscimento del CIO.

Le bocce italiane adottarono un nuovo statuto nel 1991. Si fecero identificare da un moderno logo: boccia azzurra in movimento con ricciolo tricolore. Presero la denominazione di FIB: Federazione Italiana Bocce.

Il 28 febbraio 1993 Romolo Rizzoli fu eletto alla presidenza della FIB. Lo sport delle bocce, grazie al determinante sostegno della FIB e del CONI italiani, contribuì all’organizzazione e partecipò ufficiosamente ai Giochi del Mediterraneo di Montpellier, in Francia. L’anno seguente la FIGP (Federazione Italiana Gioco Petanque) si unì alla FIB.

Le bocce nel 2000

Lo sport delle bocce partecipò in forma ufficiale ai Giochi del Mediterraneo di Bari ed ai World Games di Lathi, in Finlandia nel 2007

Romolo Rizzoli fu eletto presidente della CBI, l’ internazionale della raffa. Due anni dopo entrò nella Giunta Esecutiva del CONI. Nel 2001 iniziarono le prime trasmissioni periodiche delle bocce sulla Rai Tv. Nel 2004 ci furono due importanti avvenimenti che fecero fare un salto di qualità alla FIB. Il primo fu la posa della prima pietra del Centro Tecnico Federale di Roma, un’opera di respiro mondiale. Il secondo fu il riconoscimento da parte del Governo quale federazione con finalità assistenziali. Questo fu un atto legislativo che portò notevoli benefici economici alle società.

Nel 2006 Rizzoli fu eletto presidente della Confederazione Mondiale Sport Bocce (CMSB). Sempre in quell’anno la Cina organizzò per la prima volta un campionato mondiale femminile del volo. In quell’occasione l’Italia conquistò due medaglie d’oro.

Rizzoli fu rieletto per la quinta volta (2009) al vertice della FIB. In quell’anno l’Italia si mise in mostra organizzando il primo Campionato del mondo femminile unitario (raffa e volo). Avvenne a Bevagna (Perugia) e partecipando, con tutte le specialità, ai Giochi del Mediterraneo di Pescara ed ai World Games di Taiwan.

Il 19 marzo 2010 fu inaugurato il Centro tecnico federale di Roma, la cittadella dello sport delle bocce nella zona dell’Eur che, per ampiezza e funzionalità, è una struttura unica al mondo. L’Italia, che è stata praticamente la culla del gioco fin dal tempo dei Romani, ha sempre avuto un ruolo di leadership a livello mondiale. A tutto il 2016 le magliette azzurre si sono meritate 295 medaglie d’oro sui campi dei World Games, dei Giochi del Mediterraneo e dei campionati europei e mondiali. Un traguardo mai raggiunto da nessun’altra federazione boccistica al mondo.

Nel marzo 2017 si è tenuta a Verona l’assemblea nazionale, la prima, nella storia della Fib, con voto diretto delle società. Con un’ampia maggioranza è stato eletto alla presidenza Marco Giunio De Sanctis.

(fonte FIB www.federbocce.it)

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